Lesione muscolare update su classificazione e trattamenti

La lesione muscolare è una lesione molto diffusa nello sportivo. Nuovi studi scientifici rivedono la classificazione e i trattamenti associati.

Recenti studi epidemiologici hanno dimostrato che la lesione muscolare rappresenta oltre il 30% delle lesioni nel calcio professionistico (1.8-2.2 / 1000 ore di gioco); tuttavia, anche se ci sono differenze significative all’interno di un confronto europeo, una singola squadra di calcio professionista ha diagnosticato in media 12 infortuni muscolari per stagione, corrispondenti a più di 300 giorni di disponibilità persi [1] e un singolo giocatore sostiene 0,6 lesioni muscolari all’interno della stagione stessa [2].

Il 92% di tutti gli infortuni muscolari colpisce i maggiori gruppi muscolari dell’arto inferiore: hamstrings, adduttori, quadricipite e il tricipite surale [2].

Gli infortuni agli hamstring è il più comune infortunio in calciatori professionisti e rappresentano il 12% di tutti gli infortuni con un sostanziale aumento dei tassi di infortunio durante gli allenamenti [3].

A livello professionistico l’assenza di un calciatore può generare costi per il club di 30 mila euro al giorno (ipotesi di stipendio di 5 milioni di euro, e un importo di trasferimento di 30 milioni di euro con un contratto di 5 anni) [4].

Lesione muscolare: classificazione

Anche se la lesione muscolare è molto comune, la classificazione e il trattamento possono essere difficili.

La diagnosi della lesione muscolare acuta e la prognosi associata si basano normalmente sulla storia medica e sui risultati clinici, con metodi radiologici come la risonanza magnetica o gli ultrasuoni utilizzati per fornire informazioni addizionali che confermano la diagnosi [5].

Nel 2012 fu pubblicata una classificazione completa di vasto consenso, in essa vengono chiaramente definiti e sotto-classificati i diversi tipi di infortuni muscolari [6]. In contrasto con altre classificazioni essa è basata sulla storia medica, sull’esame clinico e sull’uso dell’imaging non solo su quest’ultima. Il sistema differenzia tra infortunio muscolare diretto e indiretto, come anche tra funzionale e strutturale e questo è importante perché questi tipi diversi di infortunio causano differenti tempi di assenza [7].

Gli infortuni indiretti sono suddivisi in tipi funzionali (non strutturali) e strutturali.

Gli Infortuni (o disturbi) funzionali sono infortuni minori che causano gonfiore, edema e rigidità dolorosa dei muscoli. A causa di essi i giocatori non sono in grado di competere a causa di limitazioni funzionali anche se le fibre muscolari sono macroscopicamente intatte.

Gli infortuni strutturali (lesioni) sono solitamente indotte da uno stiramento eccentrico e sono causate da un improvviso allungamento forzato, in eccesso rispetto ai limiti viscoelastici del muscolo, durante una potente contrazione (cioè una forza interna) [8].

Vi sono diversi tipi e gradi di ogni categoria.

Le lesioni strutturali, ad esempio, sono sotto classificate in base alle loro dimensioni e alla prognosi in rotture minori e moderate parziali e in (sub) totali.

Le lesioni dirette (cioè lacerazione o contusione muscolare) sono causate da forze esterne, ad esempio un colpo diretto con il ginocchio di un avversario. Le lesioni da contusione muscolare possono portare a sanguinamento, causare dolore e perdita di movimento, ma le fibre muscolari solitamente non sono strappate dalla trazione longitudinale. I giocatori con contusione muscolare possono spesso continuare a giocare per qualche tempo, mentre le lesioni strutturali indirette spesso spingono il giocatore a fermarsi immediatamente [7].

L’incidenza di lesioni indirette è circa otto volte superiore (1,48 / 1000 ore) rispetto alle lesioni muscolari dirette (0,19 / 1000 ore) (P <0,01) [9].

La guarigione necessaria a ripristinare la funzione del muscolo al livello pre-infortunio è un processo graduale, e il tempo necessario dipende dalle dimensioni del danno tissutale, ritornare alla piena attività senza una sufficiente guarigione del tessuto muscolare e senza un recupero della resistenza alla trazione è probabile che porti a lesioni più gravi (re-infortunio), il più grande rischio più elevato è durante le prime 2 settimane seguenti il ritorno allo sport [10].

È stato dimostrato che la classificazione e il sottogruppo nel tipo di lesione muscolare e la dimensione della patologia hanno validità prognostica per il ritorno all’attività dopo lesione muscolare dei muscoli della coscia nel giocatore professionistico [9]

Le lesioni muscolari indirette causano il 19% delle assenze totali da lesioni mentre le lesioni dirette l’ 1%. Il tempo medio di assenza per tutte le lesioni indirette è di 18,5 giorni, che differisce significativamente dalle lesioni dirette con 7 giorni (P <0,001) [9].

Lesione muscolare: terapia

Il trattamento dalla lesione muscolare è molto impegnativo, specialmente a livello di élite dove la disponibilità dei giocatori può avere conseguenze finanziarie e strategiche significative per il giocatore, la squadra e il club [11].

Il prerequisito per il trattamento è sempre quello di stabilire una diagnosi precisa. I rischi di una diagnosi errata sono alti; tale fattore può influenzare i progressi di un giocatore in termini di riabilitazione e del suo ritorno al gioco e può anche influire sui tassi di recidiva e di complicanze per la lesione.

Gli attuali principi di trattamento non hanno basi scientifiche solide; sono praticati in gran parte come medicina empirica a causa della mancanza di studi evidence-based [7].

La gestione immediata standard dell’infortunio di solito segue il ben noto regime PRICE (protezione, riposo, ghiaccio, compressione e elevazione), anche se non esiste un singolo studio prospettico randomizzato per dimostrare la sua evidenza [12]. Per enfatizzare la riabilitazione attiva iniziale, è stato proposto l’acronimo POLICE (Optimal Loading carico ottimale) al posto di PRICE [13-14]

Posizionare l’estremità infortunata a riposo immediatamente dopo il trauma previene (nel caso di una lesione strutturale) una ulteriore retrazione dei fasci muscolari rotti ed evita la formazione di un gap intramuscolo più ampio, riducendo le dimensioni dell’ematoma e, successivamente, la dimensione della cicatrice del tessuto connettivo [7].

Tuttavia, la mobilitazione precoce dovrebbe essere eseguita nella maggior parte dei casi.

Lo scopo del trattamento immediato è minimizzare il sanguinamento nel sito della lesione muscolare. Qualsiasi ematoma più grande è una barriera meccanica per il tessuto cicatrizzante e può portare alla formazione di cicatrici. Un trattamento acuto insufficiente non solo ritarderà il processo di guarigione, ma aumenterà anche il rischio che le immagini successive sovrastimino la lesione muscolare a causa della presenza di un ematoma o edema (visto come un segnale luminoso nella risonanza magnetica).

Una fascia elastica compressiva imbevuta di acqua ghiacciata è un trattamento immediato semplice e veloce per la lesione muscolare. Anche se c’è qualche discussione sull’utilizzo del raffreddamento negli infortuni sportivi [14]. Il suo uso sembra giustificato anche in presenza di incertezze sulla diagnosi per la scarsità di effetti collaterali. Il giocatore infortunato deve essere posizionato in una posizione che allevia lo stress sul muscolo interessato e la gamba deve essere sollevata al centro del corpo. L’applicazione di acqua ghiacciata e di bendaggi compressivi ghiacciati deve essere ripetuta più volte ad intervalli di 20-60 minuti.

I dispositivi disponibili in commercio combinano la compressione intermittente attiva e il raffreddamento circonferenziale in un unico sistema di trattamento. Possono essere usati come una parte utile del regime PRICE durante la fase iniziale dell’infortunio, specialmente nel modo del calcio d’élite.

Il grado di immobilizzazione di solito dipende dall’estensione della lesione muscolare. Di solito è sufficiente un nastro adesivo stabile; generalmente non c’è bisogno di stampelle o tutori. Al giocatore dovrebbero essere date istruzioni precise su quali movimenti ed esercizi sono permessi, e che dovrebbero essere evitati per i primi giorni dopo l’infortunio, per evitare che il muscolo si allunghi [7].

Alcuni giorni di immobilizzazione sono utili nei casi più gravi. È stato dimostrato che la mobilizzazione precoce consente una più rapida ed intensiva crescita di capillari nella zona lesa, una migliore rigenerazione delle fibre muscolari e un orientamento più parallelo nelle miofibrille rigenerate. Di conseguenza, è stato dimostrato che la forza biomeccanica del muscolo infortunato ritorna alla normalità più rapidamente utilizzando la mobilitazione attiva rispetto a quando il muscolo è immobilizzato dopo il trauma [15].

Studi scientifici hanno dimostrato che l’uso di antinfiammatori non steroidei hanno effetti negativi sul processo di guarigione del muscolo in particolare poiché diminuendo il dolore danno una percezione distorta della reale condizione muscolare [7-16-17].

Lo zinco promuove l’attivazione e la proliferazione cellule progenitrici miogeniche [18] inoltre un adeguato stato dei livelli di vitamina D può essere importante poiché se basso è associato a bassa forza muscolare [19].

La terapia iniettiva in una serie di diverse varianti viene utilizzata frequentemente, con risultati positivi empiricamente. Le prove sotto forma di studi prospettici randomizzati sono ancora necessarie per verificare questi risultati e analizzare gli effetti a lungo termine. Tuttavia, nel 2008, una dichiarazione sulle migliori pratiche indicava che quasi tutte le conoscenze accettate in termini di trattamento delle lesioni muscolari al momento hanno scarse prove a sostegno [20].

I prodotti autologhi del siero (plasma ricco di piastrine, PRP) sono diventati di recente oggetto di crescente interesse in termini di trattamento delle lesioni muscolari e tendinee. Il PRP viene sempre più utilizzato in situazioni che richiedono un ritorno allo sport rapido e sempre più medici riportano dati sugli effetti sulle lesioni muscolari.

Sono stati pubblicati diversi reports positivi da studi sugli animali [21-22], ma ci sono ancora pochi studi sull’uomo. Hammond et al. riportano un tempo di recupero più rapido dopo un infortunio muscolare in un modello di studio su piccoli animali utilizzando plasma ricco di piastrine somministrato localmente [23].

Esistono molti protocolli di preparazione diversi, con diverse concentrazioni di PRP [24], quindi ognuno di essi è un prodotto biologicamente diverso, con diversi effetti potenziali [25]. Nonostante il suo uso crescente nella medicina dello sport, il PRP non è stato studiato sistematicamente e non esiste ancora un protocollo universale per lesione muscolare o altre lesioni sportive.

Attualmente, sono stati pubblicati due studi ad alto livello di evidenza che hanno valutato se il PRP è efficace nelle lesioni acute degli hamstring. È interessante notare che hanno ottenuto risultati contraddittori. Uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su 80 atleti di alto livello e amatoriali non ha dimostrato alcun beneficio per le iniezioni di PRP per via intramuscolare, rispetto alle iniezioni di placebo [26].

Al contrario, un altro studio randomizzato controllato con 28 pazienti ha concluso che una singola iniezione autologa di PRP combinata con un programma di riabilitazione era significativamente più efficace nel trattamento delle lesioni del bicipite femorale piuttosto che un solo programma di riabilitazione [27]. Pertanto, rimangono domande aperte su quando e come utilizzare il PRP nelle lesioni muscolari [28].

Ueblacker et al, considerano il PRP utile unicamente nel trattamento di lesioni muscolari più gravi e avulsioni tendinee [29]. Le lesioni muscolari non strutturali e quelle strutturali molto piccole non dovrebbero essere trattate con PRP poiché il PRP di solito può contenere citochine e fattori di crescita, come il Transforming growth factor beta 1 (TGF-β1), che possono causare fibrosi e inibire la guarigione ottimale dei muscoli [30-31].

I corticosteroidi non dovrebbero mai essere usati localmente o sistemicamente nel trattamento delle lesioni muscolari. La terapia corticosteroidea locale può ritardare la guarigione sopprimendo le risposte fisiologiche alla lesione, può anche ridurre la forza biomeccanica del muscolo lesionato e può aumentare il rischio di infezione del tessuto molle e / o necrosi locale dei tessuti molli [32-33].

Lesione muscolare: riabilitazione

Per ogni infortunio muscolare deve essere sviluppato un preciso piano di riabilitazione, comprese le raccomandazioni per l’allenamento sportivo specifico con intensità gradualmente crescente. Appropriata fisioterapia, esercizi riabilitativi e riatletizzazione sport-specifica sono componenti essenziali del ricondizionamento di un muscolo infortunato. L’esercizio progressivo dell’arto infortunato in fasi incrementali non solo riattiva i muscoli in schemi di movimento complessi, ma fornisce anche un prezioso feedback per medici e terapisti [34]. Il giocatore è pronto per passare al livello successivo solo quando è libero da disturbi e dolore [4-7].

Tuttavia, il dolore dopo l’infortunio muscolare spesso si riduce in pochi giorni. Questo può indurre il paziente a usare il muscolo interessato a livello di pre-infortunio troppo presto.

Nonostante quanto affermato da Ueblacker P et al,[4-7], Il dolore non è un buon indicatore durante la riabilitazione delle lesioni muscolari perché l’assenza di dolore non è correlata alla guarigione del tessuto muscolare.

Durante la riabilitazione, esami approfonditi di follow-up tra cui la palpazione, i test funzionali e l’imaging nelle lesioni più gravi sono cruciali per valutare i progressi compiuti in termini di guarigione e per determinare quando il muscolo danneggiato può essere riesposto allo step successivo di carico.

Le decisioni per il ritorno completo allo sport dovrebbero essere basate su questi esami e sullo stato attuale del muscolo in termini di tono muscolare, aderenze, cicatrici e flessibilità. L’obiettivo principale è quello di evitare che i giocatori siano esposti a carichi elevati troppo presto per evitare il re-infortunio. In questo contesto, si deve sottolineare che non ci sono criteri per il ritorno allo sport definitivi e standardizzati [29].

Per la riabilitazione sono stati descritti precedentemente le indicazioni per la terapia del freddo, per quanto concerne invece l’uso del calore è stato usato anche in passato per il trattamento di varie patologie tra cui gli infortuni muscolo scheletrici. Il riscaldamento induce effetti di pre-condizionamento che possono proteggere i tessuti dai danni successivi. Viene anche usato per stimolare l’apporto di sangue locale e il metabolismo nei tessuti. Evidenze emergenti indicano che il calore attiva eventi molecolari più specifici, tra cui cambiamenti nell’espressione genica, effetti anti-infiammatori e antiossidanti, biogenesi mitocondriale, espressione delle proteine da shock termico (HSP) e ipertrofia muscolare  [35]. Questi fattori benefici possono essere inficiati da alcune caratteristiche come l’intensità erogata macchinario, la temperatura raggiunta (deve poter raggiungere almeno 40° per indurre i massimi benefici sul muscolo) e il timing di applicazione (la diatermia deve essere applicata almeno 16 ore prima dell’esercizio eccentrico per massimizzare i benefici della terapia, poiché le HSP aumentano negli umani dopo circa 24 ore dopo il riscaldamento) [35].

Tra le varie forme di riscaldamento una delle più usate specialmente in ambito sportivo è l’ipertermia [36].

Vardiman et al, [37] osservarono che la diatermia riduceva significativamente il contenuto proteico di interleuchina (IL) -6 muscolare rispetto al gruppo di controllo, e attenuava anche l’aumento del fattore di necrosi tumorale  (TNF), per 72 ore dopo l’esercizio.

Inoltre la diatermia pre-esercizio eccentrico diminuisce l’affaticamento e l’eventuale gonfiore e migliora la massima contrazione volontaria (-MVC- solitamente rilevata in isometria) e il range di movimento post-esercizio [35].

Il valore dei test di forza prima del ritorno alla competizione è stato discusso in maniera controversa. È stato dimostrato che la normalizzazione del test di forza isocinetico non sembra essere un risultato necessario del completamento positivo di un programma di riabilitazione specifico per il calcio [38].

Ueblacker P et al, sono convinti che non è possibile sviluppare raccomandazioni rilevanti e universali per il ritorno allo sport [29]. L’attuale discussione sul ritorno precoce allo sport dopo l’intervento chirurgico [39], deve essere sicuramente estesa al precoce ritorno allo sport dopo lesione muscolare [29], infatti lo stress precoce su una lesione muscolare strutturale può causare un’ulteriore lacerazione della lesione primaria. I re-infortuni di solito causano danni più estesi della lesione iniziale determinando un lungo periodo di assenza [40-41]

Il tasso di recidiva nei calciatori professionisti ammonta al 16% [41].

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About Luca Barni

Sono Fisioterapista, osteopata e laureato in scienze motorie. Svolgo la mia professione a Montecatini Terme (Pistoia), affiancando al lavoro pratico, l’insegnamento e la ricerca scientifica. Scrivimi lucabarnistudio@gmail.com