fibromialgia

Fibromialgia: cause e diagnosi controverse

La fibromialgia o sindrome fibromialgica o sindrome di Atlante, è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso associato a rigidità. La sua diagnosi e caratteristiche cliniche sono controverse.

Le possibili cure della fibromialgia sono oggetto di continui studi.

Spesso gli indici di infiammazione risultano nella norma.

fibromialgia

 

Prevalentemente interessati dal dolore sono: la colonna vertebrale, le spalle, il cingolo pelvico, braccia, polsi, cosce. Al dolore cronico, che si presenta a intervalli, si associano spesso disturbi dell’umore e in particolare del sonno, nonché astenia, ovvero affaticamento cronico.

Inoltre la non-risposta ai comuni antidolorifici, nonché il carattere “migrante” dei dolori, sono peculiari della fibromialgia.

Va segnalato inoltre, come la gran parte dei sintomi è comune ad altre due discusse sindromi imparentate con la fibromialgia: la CFS (Chronic Fatigue Syndrome, cioè sindrome da fatica cronica), e la MCS (o Sindrome da multi-sensibilità chimica).

fibromialgia

In tutti i set diagnostici elemento necessario per la diagnosi di fibromialgia è la presenza di un numero variabile di tender points (punti di tensione algogena) localizzati in aree muscolo-tendinee o legamentose.

I trigger point (TRP) vorrebbero differenziarsi in modo netto dai tender point (TP) cardine della diagnosi di sindrome fibromialgica.

Ricordiamo che secondo Simons il TRP può essere definito: l’area di dolorabilità locale, situata in una bendelletta palpabile di fibre muscolari la cui stimolazione determina una contrazione rapida delle stesse (risposta di “spasmo” locale); si associa inoltre ad un dolore riferito che riproduce il dolore riferito dal paziente.

La differenza tra TP e TRP non è delle più nette, studi autorevoli ci dicono che la distinzione è quasi più terminologica che sostanziale.

L’American College of Rheumatology (ACR), ha prodotto uno studio multicentrico su 558 pazienti con fibromialgia primaria o secondaria alle più varie patologie spesso associate. Sono state considerate, non solo la presenza di tender points, ma anche molte associazioni “classiche” (rigidità muscolo articolare, colon irritabile, ansia, depressione ecc..) singolarmente o in associazione fra loro, al fine di identificare le caratteristiche più discriminative del quadro clinico.

La presenza di 11 TP su 18 possibili e la storia clinica di dolore muscolare ha fornito la combinazione più sensibile, specifica ed accurata per identificare il paziente “fibromialgico”.

Lo studio concludeva per una indistinguibilità fra fibromialgia primaria e secondaria e quindi per l’abolizione di quest’ultima entità nosologica. Veniva invece riaffermata la possibile concomitanza di altre patologie reumatiche.

La possibilità di “associazioni” avrebbe dovuto lasciare la porta aperta alla definizione di quadri clinici “tipici” complessivamente omogenei e ben distinguibili. Purtroppo per la fibromialgia la letteratura continua a scoprire le più svariate situazioni di “accompagnamento”.

Fibromialgia: Sindrome miofasciale

Forse la soluzione sta nel riconoscimento di una condizione clinica sottostante sia alla fibromialgia, sia alla sindrome miofasciale, come già suggerito da Simons.

Con questa prospettiva è stato condotto un importante studio controllato. Quattro esperti in fibromialgia e quattro esperti in sindromi miofasciali hanno studiato, in cieco, tre gruppi di pazienti. Uno affetto da fibromialgia secondo i criteri dell’American College of Rheumatology del 1990, uno affetto da sindrome miofasciale secondo i criteri proposti da Simons, uno composto da soggetti sani.

Gli esperti in sindromi miofasciali riscontrarono TRP attivi nel 17% circa dei muscoli esaminati sia in soggetti “miofasciali” sia in soggetti “fibromialgici”.

La frequenza della famosa bendelletta muscolare palpabile, obiettività cardine del TRP, variava notevolmente fra gli osservatori, ma non fra i tre gruppi di soggetti (incluso quelli sani). Se si rinunciava a questo criterio l’esame diveniva più sensibile ma non molto specifico. Per la verità, divenivano negativi i soggetti normali.

Nei pazienti i gruppi muscolari positivi per dolore locale salivano al 75%, percentuale che restava comunque al 45% se si introduceva il criterio più restrittivo del dolore riferito. Dobbiamo però notare, nello studio, che i pazienti più frequentemente affetti da TRP erano quelli fibromialgici (questo dato va “controcorrente”, infatti i tender point (TP) dovrebbero essere il cardine della diagnosi di sindrome fibromialgica).

Riflettendo su ciò, il concetto di bendelletta palpabile, di spasmo locale o “twitch” e dolore riferito per definire il TRP entra in crisi di classificazione terminologica-diagnostica.

L’esame obiettivo riesce quindi difficilmente a discriminare fra fibromialgia e sindrome miofasciale e tentare di classificarli nei sintomi di accompagnamento risulta altrettanto fallace visto il proliferare di “nuove associazioni” cliniche.

Altri studi pubblicati su Pain and Therapy nel 2014 hanno provato ad associare la disfunzione cognitiva alla fibromialgia, come fatto in studi precedenti, anche se esistono ancora pochi dati validi sulla compromissione che tale sindrome può dare nelle attività di tutti i giorni come la capacità di guida.

Anche in questi studi si conferma la difficoltà di trovare parametri di inquadramento clinico: essi infatti hanno dimostrato che, in generale, la capacità di guida dei pazienti con sindrome fibromialgica non era inferiore a quella di volontari sani (a base di una batteria di test basati su capacità legati alla guida). Tuttavia, le variabili, quali l’età, la depressione, l’ansia, la fatica, il dolore, e la scarsa coordinazione motoria, probabilmente contribuiscono alla percezione personale di disfunzione cognitiva nella sindrome fibromialgica.

Un altro punto di vista per provare ad inquadrare la sindrome fibromialgica potrebbe essere quello di basarsi su test fisici per mettere alla prova la componete neuro-muscolare: in uno studio dell’International Journal of Sports Medicine del 2014 hanno provato a determinare l’affidabilità di test di idoneità fisica in pazienti con fibromialgia di sesso femminile.

100 pazienti con fibromialgia di sesso femminile (età 50,6 ± 8,6 anni) hanno eseguito i seguenti test per due volte (7 giorni intervallo di test-retest). 1. “chair sit and reach”, 2. “back scratch”, 3. “handgrip strength”, 4. “arm curl”, 5. “chair stand”, 6. “8 feet up and go”, 7. “6-min walk”. Differenze significative tra test e retest sono state trovate nel “arm curl” (differenza media: 1.25 ± 2.16 ripetizioni, Cohen d = 0,251), “chair stand “(0.99 ± 1.7 ripetizioni, Cohen d = 0,254) e “8 feet up and go” (-0,38 ± 1.09 s, Cohen d = 0,111). Pertanto concludono gli autori che l’affidabilità e la fattibilità dei test di idoneità fisica esaminati è accettabile per i pazienti con fibromialgia di sesso femminile.

Fibromialgia: prevenzione

In uno studio del Journal of Neuroinflammation del 2014 è stato dimostrato che l’assunzione di isoflavoni (ne sono ricchi le leguminose: fagioli, ceci, lenticchie ecc…) può ridurre i livelli di mediatori infiammatori nella sindrome fibromialgica.

Una revisione sistemica pubblicata in Cochrane Database Systematic Reviews del 2014 suggerisce che il “training acquatico” è utile per migliorare il benessere, i sintomi, e i livelli di fitness negli adulti con fibromialgia. Molto basse sono le prove di indagine clinica che suggeriscono che ci siano differenze di vantaggi tra l’esercizio svolto in acqua o in ambiente terrestre, ad eccezione della forza muscolare (prove anche queste di bassa affidabilità favorisco per tale parametro l’ambiente terrestre).

In entrambi i casi non sono stati riportati effetti avversi gravi.

Bibliografia

  1. J Neuroinflammation. 2014 Oct 31;11(1):168. Isoflavones inhibit poly(I:C)-induced serum, brain, and skin inflammatory mediators – relevance to chronic fatigue syndrome. Vasiadi M, Newman J, Theoharides TC.
  2. Pain Ther. 2014 Oct 25. Assessing Cognitive and Psychomotor Performance in Patients with Fibromyalgia Syndrome. Shmygalev S, Dagtekin O, Gerbershagen HJ, Marcus H, Jübner M, Sabatowski R, Petzke F.
  3. Int.J Sports Med. 2014 Oct 20. Reliability and Feasibility of Physical Fitness Tests in Female Fibromyalgia Patients. Carbonell-Baeza A, Alvarez-Gallardo IC, Segura-Jiménez V, Castro-Piñero J, Ruiz JR, Delgado-Fernández M, Aparicio VA.
  4. Am J Med 1986; 81(93) : 93-98. Simons DG: Fibrositis/Fibromyalgia: a form of myofascial trigger points?
  5. Ann Intern Med 1992; 117: 325-331. Schluederberg A, Straus SE, Peterson P et al: Chronic fatigue syndrome research.
  6. Ann Intern Med 1988; 108- 387-389. Holmes GP,Kaplan JE, Gantz NM et al: chronic fatigue syndrome: a working case definition.
  7. Ricerca in riabilitazione 4-6/2 1993. Marco Cazzola “ la sindrome fibromialgica una, nessuna e centomila”.
Avatar

About Luca Barni

Sono Fisioterapista, osteopata e laureato in scienze motorie. Svolgo la mia professione a Montecatini Terme (Pistoia), affiancando al lavoro pratico, l’insegnamento e la ricerca scientifica. Scrivimi lucabarnistudio@gmail.com