Postura e Posturologia

Postura: tutto quello che devi sapere sulla postura e posturologia

La posturologia è una scienza multidisciplinare che abbraccia numerosi campi, spaziando dall’anatomia funzionale alla biomeccanica fino alla fisiologia e alla matematica.

Vedremo, nell’articolo, come questa disciplina si è evoluta nel tempo e come sempre più stia interessando il campo medico e paramedico, soprattutto nelle cosiddette “patologie funzionali”, ovvero disfunzioni del sistema anatomo-funzionale, che tramite vari tipi di terapia può recuperare la sua omeostasi.

Postura: definizione

Dobbiamo innanzitutto considerare che l’uomo è l’unico mammifero ad aver conquistato il bipedismo.

Questo ha portato a grossi vantaggi dal punto di vista filogenetico e ontogenetico, come ad esempio avere due arti (i superiori) liberi di muoversi per “esplorare” l’ambiente circostante, ma ha anche portato alla generazione di regioni corporee più vulnerabili, come la colonna vertebrale che essendo sottoposta ad un “carico di punta” gravitario deve essere sempre in ottimo stato di funzionalità per non sviluppare condizioni algiche e degenerative.

Per comprendere in maniera più dettagliata cosa sia la postura possiamo utilizzare alcune definizioni date da vari autori.

“Generalmente, la postura viene definita come la disposizione delle parti del corpo”
Kendall per definire la postura riporta questa sintetica ma esaustiva definizione, inserita in una relazione del Posture Committee dell’American Academy of Orthopedic Surgeon.

Ancora Kendall riporta che “Una buona postura è uno stato di equilibrio muscolare e scheletrico che protegge le strutture portanti del nostro corpo da una lesione o da una deformità progressiva, malgrado la posizione in cui queste strutture lavorano. La cattiva postura si ha quando la relazione tra le varie parti del corpo è scorretta, producendo così un aumento di tensione sulle strutture portanti, e quando l’equilibrio del corpo sulla sua base d’appoggio è meno efficiente”.

Per Sherrington la postura ha una definizione “neurofisiologica”:
“La postura accompagna il movimento come un’ombra”.

Secondo De Col, essa è la posizione che il corpo assume nello spazio e nelle varie situazioni, adattandosi e opponendosi all’azione della forza di gravità che la schiaccia verso il suolo. Il suo obiettivo è mantenere l’equilibrio, sia in condizioni statiche che dinamiche. Tutto questo dovrebbe avvenire col minor dispendio energetico e la miglior ripartizione del lavoro tra le diverse componenti. Proprio l’aspetto “economico” della postura è quello che ne determina la qualità, in quanto essa è ritenuta efficace quando consente al soggetto di muoversi con il minimo sforzo.

La concezione di postura, secondo Tribastone, “deriva dalla realtà anatomica e funzionale e considera la postura come la risultante di tre aspetti fondamentali: quello anatomico-meccanico, quello neuromuscolare neurofisiologico e quello psicomotorio” .

L’evoluzione del concetto di postura di Tribastone si trova in questa definizione:

“La postura è la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio (funzione antigravitaria) sia in condizioni statiche che dinamiche cui concorrano fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali legati anche all’evoluzione della specie “ (Scoppa).

In generale la postura, quella umana in particolare , deve intendersi come

“Posizione reattiva all’ambiente gravitazionale, ergonomica ed a controllo cibernetico, idonea allo svolgimento di attività funzionali finalizzate mediante un’azione psico-corporea integrata” (Massara, 1996)

Nel linguaggio comune con il termine “postura” si intende l’atteggiamento generale della persona, non solo nel posizionare e muovere il proprio corpo, ma anche come modo di reagire all’ambiente che ci circonda.

La complessità della postura deriva dai numerosi fattori che si intersecano tra di loro: condizioni patologiche-disfunzionali, equilibrio muscolare alterato, presenza di un trauma che ha determinato un danno a tessuti o ossa, componente fisica e abitudini sportive, fattori ambientali e lavorativi, fattori ereditari, psichici e caratteriali. ln definitiva la postura è un insieme di riflessi e meccanismi di varia natura che regolano, con la massima economia e in ogni momento, la struttura neurofisiologica del movimento e il tono muscolare.

FUNZIONALE

… webster Dictionary: capace di servire allo scopo per cui esso è destinato

… Hoepli [fun-zio-nà-le] agg: che corrisponde alla funzione richiesta

Attualmente la definizione di postura si integra finemente al concetto di funzionalità (ovvero che corrisponde alla funzione richiesta); personalmente definirei la postura, “semplicemente”, come l’espressione della nostra propria funzionalità poiché se tutto nel nostro corpo è funzionale siamo una macchina perfetta capace di reagire alle perturbazioni ritrovando velocemente l’omeostasi.

Il concetto di funzionalità si può apprezzare bene nel moto spiraliforme.

Nella frase del prof. R. Paparella Treccia “La verità del moto specifico dell’uomo è nascosto tra le spire di un’elica” si esplica questo concetto; infatti il nostro organismo racchiude la forma spiraliforme ad ogni suo livello, dal DNA, passando per le trabecole ossee e gli strati muscolari, fino a livello macroscopico dei movimento torsionale.

Postura: storia

I primi studi risalgono al 1837 con Charles Bell, quando questi si pose il problema di capire come poteva una persona inclinarsi in modo perfetto, senza cadere, contrastando la forza del vento, sia nella statica che nella dinamica del passo.

E’ poi fondamentale il passaggio del 1870, quando Claude Bernard, fisiologo francese, pone il famoso quesito epistemologico: cosa sono questi malati del sistema nervoso centrale che non hanno delle lesioni anatomiche? La prima risposta fu l’isteria. Poi Charcot propose una patologia psicologica e Freud accese l’attenzione sui processi nervosi “incoscienti”.

Ma è soprattutto attorno alla metà del XIX° secolo che gli scienziati cominciano ad analizzare il ruolo di determinati organi o apparati al fine di giustificare il controllo dell’equilibrio.

In particolare Romberg studiò il ruolo della vista: nota in tutto il mondo la manovra di Romberg, in cui si pone un soggetto in piedi con le braccia tese in avanti e gli occhi chiusi per analizzare i successivi movimenti non corretti dall’informazione oculare; Fluorens invece indagò sul ruolo dell’orecchio e del vestibolo, mentre Magnus si concentrò sulla pianta del piede.

Babinski, per primo riconosce la prima malattia posturale nel 1916 analizzando, durante il Congresso Nazionale di Neurologia, i molti feriti della guerra che avevano una sintomatologia non legata alla lesione stessa ma agli effetti prodotti sulla postura.

Postura: le Catene Muscolari di Mézières

In seguito vediamo l’affermarsi della scuola francese. Nel 1947 grazie all’intuizione del terapista Mézières, durante una visita con un soggetto con periartrite scapolo omerale e ipercifosi, si gettano le basi dei metodi di riequilibrio posturale.

Mézières propose con insuccesso, al soggetto in esame, un lavoro di rinforzo muscolare per il raddrizzamento della colonna; la paziente si trovava in posizione supina e quando retropose le spalle passivamente si manifestò un’iperlordosi lombare, in seguito alla quale la paziente fu invitata a flettere le ginocchia per evitare l’iperlordosi lombare; la lordosi si spostò a livello cervicale associandosi ad un basculamento posteriore del capo.

Egli quindi notò che i muscoli si comportavano come un sistema collegato (catene muscolari) e descrisse una serie di leggi:

  • I muscoli dorsali si comportano come un solo muscolo.
  • Questi muscoli sono troppo forti e troppo corti.
  • Qualsiasi azione localizzata sia in allungamento sia in accorciamento provoca istantaneamente l’accorciamento dell’insieme della muscolatura.
  • Qualsiasi impedimento all’accorciamento della muscolatura provoca latero flessioni e rotazioni del rachide e degli arti.
  • La rotazione degli arti si effettua sempre in rotazione interna.
  • L’allungamento, la derotazione, il dolore, qualsiasi sforzo da parte del paziente provoca immediatamente un blocco respiratorio in inspirazione.

Mézières ha individuato 4 catene muscolari:

  1. Catena posteriore: va dall’occipite alla punta dei piedi, risale anteriormente al piede fino a sotto il ginocchio. Comprende tutti i muscoli presenti; alcuni li chiamò in modo diverso: lungo dorsale (lunghissimi del dorso) e il sacro-lombare (ileocostale) che sono i muscoli più antichi e più grandi e sono rotatori interni, trasversario spinoso (multifido), grande complesso (semispinale della testa), piccolo complesso (lunghissimo del capo).
  2. Catena antero inferiore: costituita dal diaframma con i suoi pilastri e dall’ileo psoas. Pilastri diaframmatici: costali dalla 7° alla 12° costa, vertebrali interni da L1 e L2 a sx, e L2 e L3 corpi e dischi vertebrali a dx, pilastri vertebrali esterni dall’arcata al corpo trasverso di L1 e del quadrato dei lombi arcata del corpo trasverso L1 e 12°costa. Il diaframma ha un’azione lordosizzante, porta la gabbia in alto e in avanti quando fa punto fisso in alto; lo psoas anche ha un’azione lordosizzante quando fa punto fisso in basso a livello trocanterico portando la colonna verso il basso ma infossandola.
  3. Catena brachiale: individuata nel 1982, va dalla spalla fino alla punta delle dita e comprende i flessori e i pronatori. I muscoli del braccio sono: brachiale anteriore, il bicipite e il coracobrachiale. I muscoli dell’avambraccio li divide in 4 logge: I pronatore quadrato (il più profondo), il flessore comune profondo delle dita e il flessore lungo del pollice, il flessore comune superiore delle dita, IV (muscoli epitrocleari) pronatore rotondo, grande palmare (flessore radiale del carpo), piccolo palmare (palmare lungo), ulnare anteriore (flessore ulnare del carpo). Una retrazione della catena provocherà una flessione del braccio.
  4. Catena anteriore del collo: va dall’apofisi basilare dell’occipite alla terza vertebra dorsale e comprende: piccolo retto anteriore (apofisi basilare dell’occipite), grande retto anteriore (processi trasversi di C2 a C6 all’apofisi basilare dell’occipite), lungo del collo anteriore (laterale superiore dai processi trasversi da C3 a C5 al tubercolo anteriore dell’atlante, laterale inferiore dal corpo di D1 a D3 alle trasverse di C6, intermedio corpo vertebrale da C6 a D3 al corpo vertebrale da C2 a C5). La muscolatura è tutta embricata tra i processi trasversi e corpi vertebrali fino a D3.

Nel lavoro di Mézièresla priorità è sempre la delordosizzazione delle curve rachidee, solo successivamente si derota la colonna se necessario.

Postura: il Metodo Souchard o RPG

Souchard, allievo della Mezier, ha creato un suo metodo conosciuto come RPG (riprogrammazione posturale globale); ha distinto in maniera netta il comportamento ed il ruolo dei muscoli della statica e della dinamica: quelli deputati al controllo posturale sono i muscoli statici.

Secondo Souchard le sollecitazioni permanenti di questi muscoli portano ad una loro retrazione determinando rigidità.

I muscoli della statica sono detti anche antigravitari e sono il tricipite surale, il retto anteriore, gli ischio crurali, i pelvi trocanterici e gli spinali e formano quella che Souchard ha definito “catena muscolare statica posteriore”. Altri muscoli tonici sono gli scaleni, i trapezi superiori, gli intercostali e il sistema muscolo-fibroso che sospende il centro frenico (detto tendine centrale sospensore); essi formano la catena che Souchard definisce “catena muscolare statica anteriore”.

Secondo l’inventore del metodo i muscoli statici non vanno mai allenati in contrazione concentrica ma isometrica in posizione sempre più eccentrica in modo da associare il lavoro attivo e l’allungamento, mentre la muscolatura dinamica (fasica), non conosce l’accorciamento e ha metodologie di lavoro opposte.

Postura e movimento

Movimento

  • Usa fibre muscolari scheletriche bianche: idrolizzano rapidamente l’ATP quindi sono fibre a contrazione rapida. Hanno una quantità relativamente piccola di emoglobina e mitocondri, affaticandosi, affaticano rapidamente. Sono adatte per brevi scatti di attività.
  • È controllato a livello nervoso dal sistema piramidale che è un sistema volontario i cui centri superiori si trovano nell’encefalo (corteccia cerebrale).

Postura

  • Usa fibre muscolari scheletriche rosse: idrolizzano l’ATP più lentamente quindi sono fibre a contrazione lenta. Sono ricche di mioglobina (perciò rosse) e di mitocondri e questo le rende molto resistenti alla fatica. Sono adatte a svolgere attività prolungate (es.stazione eretta protratta).
  • È controllata a livello nervoso dal sistema extra-piramidale che è un sistema involontario i cui centri superiori si trovano in varie aree (nuclei vestibolari, nuclei grigi centrali, striatum, cervelletto, nuclei rossi, oliva bulbare, collicolo)

Una persona in stazione eretta, bipodalica, ortostatica, non è mai ferma ma si trova in una condizione di continua oscillazione.

L’oscillazione costante è necessaria ed è la manifestazione dell’attività automatica di correzione degli spostamenti stessi per tornare sulla verticale tra il centro di massa ed il centro del poligono di sostentamento a terra. Da un punto di vista scientifico è la risultante di tutti i vettori di forza, ovvero il vettore somma.

In letteratura spesso si trova la vecchia nomenclatura di centro di gravità (CoG) ma ad oggi è più corretto parlare di centro di massa (CoM); la proiezione di quest’ultimo al suolo si localizza anteriormente al centro del poligono di appoggio creato dall’area sottesa ai piedi e si definisce centro di pressione al suolo (CoP).

L’uomo, in stazione eretta si trova in una condizione definita “pendolo inverso”, nel quale il perno si trova a livello delle articolazioni tibiotarsiche e tutto il corpo rappresenta la massa oscillante.
In tale sistema la condizione di equilibrio è estremamente instabile: è sufficiente il battito cardiaco, la respirazione o minime forze esterne per spostare la proiezione a terra del CoM, ovvero del CoP, dal punto ideale del poligono di appoggio.

Questo comporta un adattamento del sistema posturale, una costante rielaborazione dei parametri dell’attività muscolare al fine di mantenere una corretta postura e il baricentro all’interno della base di appoggio. Questa è l’attività e la funzione del Sistema Tonico Posturale.

La postura solitamente è mantenuta con semplici cambiamenti del tono muscolare; se però le forze esterne sono invece in grado di spostare il baricentro a tal punto da provocare una perdita di equilibrio, la reazione posturale sarà di tipo motorio: il baricentro verrà “inseguito” dalla base di appoggio.
Si è visto che il punto ottimale di equilibro fra la forza AG e la componente di caduta è circa 30mm anteriore al centro del poligono di appoggio.

Postura nel modello neurofisiologico

“Nel modello neurofisiologico la postura è definita come una modulazione del tono muscolare inteso come la risultante di una serie complessa di processi psiconeurofisiologici all’interno di un sistema di tipo cibernetico (sistema tonico-posturale)”.

Il sistema è dotato di numerose e specifiche entrate che sono tutti i recettori propriocettivi, e recettori anatomici come i piedi, gli occhi, l’apparato stomatognatico, la cute, l’apparato muscoloscheletrico o l’apparato vestibolare.

Postura e Sistema Tonico Posturale

 

L’elaborazione dei segnali di entrata può avvenire a livello segmentario, ovvero circuiti brevi con una regolazione periferica, articolare o vascolare (come se fosse un computer terminale periferico), oppure a livello centrale, coinvolgendo i nuclei della base, il cervelletto, le aree motorie associative secondarie.

La regolazione di questo sistema complesso avviene attraverso due modalità:

  • Anticipazione (Feed Forward o Proattivo)
  • Correzione (Feed Back o Retroattivo)

Nel primo caso si cerca di equilibrare un movimento preparandolo prima che inizi, attraverso le vie che partono dalla corteccia frontale e vanno alle fibre muscolari bianche fasiche, confrontandolo con la memoria degli schemi motori semplici depositati, sulla base delle informazioni balistiche; mentre nel caso del Feed Back si ha un’azione di correzione, mediante un aggiustamento posturale, che corre attraverso le vie spinocerebellari, le più veloci, a 100 m/sec., correggendo la differenza fra il movimento atteso e quello eseguito registrato dai propriocettori, durante la cinetica.

Riassumendo, il Sistema Tonico Posturale (STP), è un sistema cibernetico formato da:

  • recettori sensoriali, che mettono in relazione il corpo all’ambiente circostante: gli esterocettori ed i propriocettori;
  • centri superiori, che combinano i processi cognitivi e strategici rielaborando dati forniti da esperienze precedenti e sono: nuclei della base, nuclei vestibolari, cervelletto, formazione o sostanza reticolare, corteccia cerebrale;
  • effettori, i nuclei cranici oculomotori da cui partono i comandi ai muscoli oculomotori per la stabilizzazione visiva e il midollo spinale da cui partono i segnali diretti alle placche motrici dei muscoli scheletrici per la stabilità antigravitazionale.

Il sistema di controllo a livello del Sistema Nervoso Centrale è costituito dalle aree motorie IV e VI della corteccia, dalle aree motorie supplementari, dalla corteccia premotoria, dalla corteccia parietale posteriore aree 5 e 7.

Il controllo del movimenti volontari lega le varie aree corticali attraverso i nuclei della base (Putamen, Globus Pallidus, Nucleo Rosso, Sostanza Nera, Talamo) per ritornare all’area IV.

La funzione del cervelletto è la concatenazione, integrazione e durata del movimento di ciascuno degli schemi motori di base che vengono invocati durante l’azione. I nuclei della base intervengono durante l’inizializzazione e per lo sviluppo armonioso dei comandi motori.

Il cervelletto rappresenta solo 11% del volume del cervello ma vi passano il 50% dei neuroni, quindi si può definire un centro di controllo e smistamento: è il coordinatore del movimento.

Tutto questo meccanismo adattativo è continuo ed il controllo posturale è quindi automatico, involontario, riflesso.

Le banche dati inter-soggetto non sono molto utili per le elevate deviazioni standard e quindi i larghi intervalli di normalità al 95% presi come media più o meno due volte la deviazione standard, tali da fornire un elevato numero di falsi negativi (scarsa sensibilità al test).

In linea generale risultano interessanti quei test in cui è lo stesso soggetto ad essere banca dati di se stesso, quei test cioè in cui si studiano le variazioni dovute a diversi trattamenti a partire da una situazione di riferimento, in modo tale che il test sia ripetibile e statisticamente significativo.

Postura: modelli di studio

In posturologia vengono usati spesso dei modelli, ovvero una rappresentazione di un sistema che simula quello reale.

Il modello può essere fisico o matematico.

Il primo comprende ad esempio i preparati anatomici o i manichini (es.crash test), al secondo appartengono ad esempio le equazioni che definiscono i moti.

Il modello ha lo scopo di semplificare l’oggetto studiato, in questo caso la struttura corporea, avendo così un numero prefissato di parametri, ed ha anche l’obiettivo di capire se le ipotesi fatte sono corrette (simulazione).

Si studia spesso la postura statica eretta perché è facilmente modellizzabile, infatti ha “simmetria bilaterale” e si ipotizza, anche se vedremo più avanti che non è esattamente così, che ad esempio uno squilibrio di carico tra i due arti inferiori si dovrebbe ritrovare anche come asimmetria dei carichi nel passo.

La postura statica eretta può essere studiata con aspetti macroscopici, che aderiscono alle leggi della statica, come lo studio della ripartizione dei carichi, il posizionamento dei vari segmenti corporei; da un punto di vista microscopico si studiano piccole variazioni intorno alla posizione di equilibrio (metodi della dinamica) come lo studio del gomitolo delle oscillazioni nella stabilometria su pedane.

Modellizzare la postura statica può essere utile anche per ipotizzare eventuali alterazioni di carico sulla colonna; infatti, osservando il piano sagittale e vedendo il piano scapolare rispetto al piano gluteo, dobbiamo ricordare che sul piano sagittale la risultante della forza peso passa davanti al rachide generando un momento fisico di ribaltamento in avanti. Il momento si annulla e quindi il tronco è in equilibrio sul rachide senza bisogno di interventi muscolari o di altre forze, solo se la risultante della forza peso passa per il centro della vertebrali. Le forze che annullano il momento di ribaltamento sono quelle attive e passive sviluppate dai muscoli e legamenti del sistema fasciale. In particolare nel sistema tonico, la muscolatura ha una contrazione ciclica per ottemperare a uno dei capisaldi della postura ovvero il risparmio energetico.

Quindi le strutture posteriori del rachide, muscoli, legamenti e fasce, devono equilibrare il momento di forza dovuto al carico delle masse anteriori al rachide. Il ruolo della pressione intra-addominale è quello di aumentare la pressione sui dischi e di stabilizzare dai movimenti latero-laterali il rachide, in modo specifico il tratto lombare.

Scendendo a livello degli arti inferiori essi hanno la possibilità di sostenere il corpo mediante i soli legamenti delle anche (tensione del legamento ileo femorale che non fa cadere all’indietro, il bacino in letteratura si indica come HAT) e del ginocchio, mentre a livello della caviglia la risultante dei pesi del corpo passa decisamente davanti al centro dell’articolazione, per cui un intervento dei muscoli posteriori della gamba è necessario.

Postura corretta o normale

Solitamente si definisce posturalmente corretta o normale ciò che si rileva nella popolazione media sana, ad esempio in medicina spesso si prende la simmetria tra i due emisomi per cui i cingoli (spalle e bacino) dovrebbero essere tendenzialmente orizzontali. Ma non sempre è cosi e non sempre il cambio posizionale comporta allugamento o accorciamento di tessuti o gruppi muscolari poiché i tessuti sono strutture plastiche soggette a scorrimento viscoso e rilassamento.

Ad esempio Ferrario nel 1995 in un suo studio ricavò che la popolazione media adulta può avere squilibri fino a 6,2° delle bascule delle spalle e rimanere asintomatica; probabilmente la dominanza incide su questo ma non è chiaro il meccanismo.

Postura scorretta

Le disfunzione dei recettori posturali, come i disturbi della deglutizione, le malocclusioni dei denti, il bruxismo (serramento dei denti), le cicatrici patologiche e le retrazioni muscolo-fasciali possono determinare un’alterazione della postura e della meccanica corporea.

Questo “treno” di input sensoriali disfunzionali può a lungo andare generare contratture muscolari di compenso generando dolori muscolo-scheletrici che se trascurati hanno la potenzialità di sviluppare una vera e propria patologia.

Le sintomatologie dolorose dovute alle disfunzioni dei recettori possono essere: cefalea o emicrania ricorrenti, torcicollo, lombalgie, pseudo-vertigini, acufeni, vertigini, tensioni e dolori muscolo-scheletrici che complicano e condizionano notevolmente la vita quotidiana.

Pertanto le cause principali di una postura alterata funzionalmente, con conseguenti dolori o disturbi, possono essere spesso ricondotte a problematiche dei recettori come quello podalico, vestibolare, oculomotorio o cranio-cervico-mandibolare.

La difficoltà maggiore sta nell’eseguire un’analisi posturale adeguata che riesca a individuare la causa primaria del problema e in seguito stilare un programma di terapia personalizzato per agire ai vari livelli per correggere e cercare di riprogrammare questo complesso sistema.

Bibliografia

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  11. Marchetti M., Pillastrini P.. Piccin. Neurofisiologia del movimento. Anatomia, biomeccanica, chinesiologia, clinica. Piccin. 1998
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About Luca Barni

Sono Fisioterapista, osteopata e laureato in scienze motorie. Svolgo la mia professione a Montecatini Terme (Pistoia), affiancando al lavoro pratico, l’insegnamento e la ricerca scientifica. Scrivimi lucabarnistudio@gmail.com